Hybris a Nastro
Laurea Poletti

Il valore aggiunto di una laurea ed altre illusioni anni 90

Quando qualcuno spara sempre una cazzata dietro l’altra, è veramente difficile riconoscere quei pochi momenti di lucidità in cui ha detto qualcosa di veramente sensato.


E’ il caso dello stato italiano qui rappresentato da Poletti, messo in croce per aver detto che una laurea a 28 anni con 110 e lode serve a poco. Chiaramente ha ragione anche se per i motivi sbagliati. Ha inoltre aggiunto, in questa intervista al Sole 24 Ore, che l’ora-lavoro non ha più senso.
Ma andiamo al punto:

Ho una laurea in “Project management of new media for turistical inboud network”.

Mi dispiace per te, non ti resta che spararti. E qui veniamo al primo problema:

1 – Ci siamo ammazzati (si sono ammazzati) per trovare i nomi più cool possibile ai corsi di laurea, lavori che manco al Massachusetts Institute of Technology fra vent’anni, mentre l’Italia è rimasta sostanzialmente un paese dove se vuoi campare devi fare il medico o l’ingegnere come piace ai tuoi. Il che ci porta a:

2 – L’università, in cui l’Italia investe meno dell’1% del PIL, è stata fondamentalmente un apparato assistenzialista fondato sul nepotismo, dove i soldi spesi finivano nelle tasche dei professoroni che attivavano il nuovo corso in “Scienza della patatina fritta”. Se non prima si preme il tasto reset da questo punto di vista, togliamogli anche quell’1%. Per cui:

3 – Nel 2015, quando Poletti parla ti incazzi perché sai che ha ragione e che ti hanno fregato. Più o meno qualcosa del genere, (sostituire “i vari ministri dell’istruzione” a “la televisione”).

Siamo cresciuti mentre ci convincevano che saremmo stati pagati per lavori che in realtà non sono mai esistiti e non esisteranno mai.

La Facoltà di Lettere e filosofia ha attivato, dall’anno accademico 2001-2002, dieci Corsi di Laurea triennali (Beni culturali e ambientali, Culture per la comunicazione, Filosofia, Letterature europee, Lettere classiche, Lingua e cultura italiana, Lingue e culture moderne, Mediazione linguistica e comunicazione interculturale, Storia, Storia e pratiche delle arti, della musica e dello spettacolo) e, dal 2003-2004, otto Corsi di Laurea specialistica (Culture per la comunicazione, Filologia e letterature classiche, Filosofia e forme del sapere, Lingue e letterature moderne euroamericane, Studi filologici e letterari, Studi teatrali, Storia e culture del mondo moderno, Storia e tecnica delle produzioni artistiche e artigianali), con la finalità di fornire una formazione culturale completa su un arco molto ampio di discipline umanistiche, una preparazione professionale specifica in diversi settori del mondo del lavoro e la possibilità di un approfondimento in vista dell’insegnamento e della ricerca. Dal 2004-2005 i Corsi di Laurea in Letterature europee, Lettere classiche e Lingua e cultura italiana si sono trasformati in tre curricula del Corso di Laurea in Lettere.

Per dire, questo è un risultato a cazzo ottenuto digitando su google “nuovi corsi di laurea 2005” fra i cui risultati c’è anche questo. Mi piacerebbe sapere quanto sta fruttando la “preparazione professionale” dei laureati in “Storia e tecnica delle produzioni artistiche e artigianali”.

Allora ci hanno fottuto…

Esatto. Pesantemente e senza vasellina e senza fare nemmeno un colpo di telefono il giorno dopo. Per cui si, anche gli studenti hanno ragione ad incazzarsi, anche se lo stanno facendo per le ragioni sbagliate.

Comunque. Ho raccolto delle informazioni sull’inutilità di molti metodi di selezione (per posizioni lavorative) usati oggi in Italia e scriverò un post in proposito. Nel frattempo vi lascio con una riflessione e una provocazione: a gran voce oggi il popolo (twitter) chiede di abolire il valore legale dei titoli di laurea, che era un punto del programma della P2 di Licio Gelli. Secondo me su questo punto aveva ragione, la laurea non è altro che un pezzo di carta e quello che conta veramente è quello che sai fare o non fare. Basare un sistema su quest’ultimo presupposto purgherebbe l’Italia da una parte del clientelismo e nepotismo che la affligge. Non è la soluzione definitiva, ma non sarebbe forse una scelta giusta?

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